lunedì, settembre 29

TV acronimo di Tedio Vetusto

Sulla crisi della tv generalista i riflettori si sono definitavamente accesi. La povertà di contenuti e la reiterazione delle programmazioni stanno determinando la disaffezione di un pubblico sempre più indirizzato verso la possibilità di palinsesti personalizzati e più adeguati alle proprie attese.
Ad accorgersi di questa migrazione sono soprattutto le colonne portanti, la ragion d'essere della stessa tv: gli inserzionisti pubblicitari.
Da qualche anno le ricerche di Nielsen Media Research attestano lievi ma emblematiche flessioni degli investimenti su tale mezzo. Attenzione quando parlo di flessioni, non voglio dire che le percentuali di investimento fanno registrare un segno negativo, quanto piuttosto che, a differenza di qualche anno fa, queste percentuali positive si sono notevolmente abbassate. A nutrirsi di una buona parte di investimenti sono oggi anche altri media, altre modalità di "avvicinamento". Il web, la tv satellitare, la pay per view, gli eventi, il guerrilla marketing, sostenuti da consumatori tecnologicamente e socialmente modificati, hanno iniziato, con buoni risultati, il loro attacco al potere (mediatico).

Questo post prende spunto dalle dichiarazioni fatte, sul palco di O'Scià, da Rosario Tindaro, in arte Fiorello, il quale, davanti a 10.000 persone ha dichiarato: "ci vorrebbe una legge che proibisca di ripetere più di tre volte la stessa trasmissione. Non se ne può più. Ormai si è arrivati a fare dodici, tredici e chissà più quante volte lo stesso programma".

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