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giovedì, luglio 10

viral marketing

Rispetto a qualche anno fa i consumatori, grazie al facile reperimento di informazioni, hanno acquisito una maggiore consapevolezza e una fortissima capacità di condivisione.
Siamo ormai di fronte alla generazione “C”, content, contenuto, una generazione in movimento, libera di muoversi da un media all’altro per lo scambio di opinioni, esperienze, commenti su prodotti o servizi. Grazie al web, infatti, si sono moltiplicati nuovi spazi, dove ognuno può dare libertà alla propria voce (come nel mio caso).
Si parla di user generated media proprio per indicare l’insieme dei contenuti digitali creati dai consumatori, come recensioni e raccomandazioni su prodotti o servizi, blog, spazi personali su un social network, inserimento e condivisione di foto o video, etc.
Il consumatore è diventato centro d’attenzione delle imprese, timoniere della loro comunicazione.
Il viral marketing si inserisce proprio in questo nuovo scenario sfruttando il potenziale offerto dalla rete e il nuovo ruolo assunto dal consumatore.
Il termine "virale" viene adottato perché la tecnica di marketing, o la comunicazione messa in atto, contiene in sé qualcosa che spinge chi la riceve a diffonderla a sua volta, proprio come un virus.
L’obiettivo è pertanto stimolare le persone a passare un messaggio ad altre persone, possibilmente aggiungendo credibilità al messaggio attraverso un loro endorsement del messaggio.
Per raggiungere tale risultato bisogna trasformare le persone in alfieri del nostro prodotto, in evangelisti della nostra azione di marketing, in rappresentanti della nostra idea.
Schierandosi, dando un giudizio di valore su un prodotto/azione, al punto di diffonderlo e raccomandarlo, si espongono al giudizio delle persone che cercano di coinvolgere, e rischiano una perdita di credibilità. L’utente pertanto aderirà se riterrà di avere un ritorno personale positivo dal coinvolgere terzi e nel dare il proprio supporto/ “garanzia” all’idea sui propri discepoli. Di norma il ritorno può essere identificato nell’area della “bella figura”, in cui ritiene di migliorare la percezione che gli altri hanno di lui parlando di cose intelligenti, innovative, utili, divertenti.

Il viral marketing può seguire due grandi strade:
La prima, la forma di infezione più comune, è quella di sviluppare meccanismi tali che portino l’utente a trovare interessante e divertente un nostro messaggio (gioco, testo, video, animazione) in modo che lo passino avanti, senza dar loro un vantaggio concreto, basandosi sulla forza dell’oggetto contaminante.
L’altra è quella di trasformare il cliente/utente in evangelista, in predicatore.

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